Mettiamola così, uno dei monumenti più iellati di Roma è forse il sepolcro di Largo Preneste. Primo, perché in mezzo a tutto il traffico della Prenestina, non se lo fila nessuno. Secondo, perché, nonostante gli archeologi si sgolino, si continua a ripete il fatto che sia un colombario, una sorta di condominio postmortem, una tomba ipogea o semipogea, caratterizzata da file di piccoli loculi disposti lungo le pareti e destinati a contenere le urne cinerarie di centinaia di defunti.
Invece, quel sepolcro era qualcosa di ben diverso, simile alle tombe di via Latina o al cosiddetto cenotafio di Annia Regilla, alla Caffarella: un edificio funebre familiare a due o tre piani, con quello centrale utilizzato per i banchetti funebri per celebrare i defunti, l’inferiore, dedicato alla sepoltura vera e propria e il superiore, a scopo puramente decorativo.
Il sepolcro di Largo Preneste non solo apparteneva a questa categoria, ma…
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