di A.M. Cefis, Sacri boschi, su Ad Maiora Vertite, 2 febbraio 2019.
Il rapporto dei Romani con la natura è una dimensione misconosciuta nell’immaginario comune, dove appaiono come voraci costruttori a scapito di popoli liberi e selvaggi. Nulla potrebbe essere più lontano dal vero: ciò che lega il Romano al mondo silvano è qualcosa di fondativo, che si genera dai tempi più remoti[1] e lo guiderà per sempre.
Ricostruzione della palude del Foro Romano (VIII sec. a.C.). Studio Inklink.
Per risalire all’origine di questo sentimento, basta accantonare l’immagine della Roma sfavillante di marmi e di bronzi e immaginarla com’era alle sue origini, ricoperta interamente di boschi e di grotte. E proprio dagli alberi prendono il nome i luoghi di Roma: dalle querce (quercus) discendeva infatti l’originario nome del Celio, Querquetulanus[2], così come dal salice (Salix viminalis) derivava il…
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